I bambini e il suono di Laura Peco
I bambini nascono non tanto con un’attitudine musicale quanto con delle tendenze sensoriali che occorre sviluppare ed educare.
Quando parliamo di apprendimento musicale dobbiamo fare riferimento ad un momento importantissimo di tutto il processo educativo che è appunto la fase sensoriale. Quest’ultima coinvolge non solo la percezione uditiva del suono ma, in un tutt’uno con essa, vengono coinvolte una molteplicità di sensazioni motorie, tattili, visive che preparano il terreno per lo sviluppo delle percezioni e favoriscono l’assimilazione degli elementi musicali. Ecco perché non possiamo disconoscere l’importanza di un’educazione sensoriale globale in cui la musica diventa uno dei tanti elementi.
Si può dire che il mondo del bambino è sonoro fin dall’inizio, poiché è con il suono e attraverso di esso che il piccolo stabilisce le prime relazioni importanti della sua vita. Il grembo materno è innanzi tutto un insieme di vibrazioni che costituiscono il primo contatto con il mondo; in esso il bambino percepisce i ritmi fisiologici del cuore, della respirazione suoi e della madre e soprattutto percepisce e riconosce la voce materna, impara a valutarne l’intensità e l’altezza collegate alle intonazioni affettive ed emotive. A questo si aggiunge il patrimonio musicale di nenie, filastrocche, canti e ninne nanne che la madre dovrebbe comunicare e trasmettere al suo piccolo nel cullarlo e rassicurarlo durante la crescita.
Scopriamo quindi che il primo contatto del bambino con l’ambiente che lo circonda avviene attraverso l’organo uditivo. Il piccolo fin dalla nascita sente passi, rumori, voci, canzoni che hanno su di lui effetti benefici, lo rassicurano e lo fanno divertire.
Bisogna sottolineare che le espressioni vocali del bambino prima del periodo verbale sono molto più vicine al mondo sonoro-musicale che a quello più propriamente verbale.
A due anni le espressioni vocali si esteriorizzano in ariette di propria invenzione, in piccole melodie tonali che trasmettono gioia e sicurezza nella ripetizione continua. Il bambino accompagna spontaneamente queste manifestazioni vocali con la danza, il movimento, la battuta ritmica delle mani.
La prima constatazione è quindi che il bambino esplora il mondo dei suoni senza che nessuno glielo abbia insegnato. In un secondo stadio il bambino esplora “l’oggetto sonoro”, infatti egli si concentra sul suono prodotto dall’oggetto/strumento a spese degli altri meccanismi visivi e tattili con un conseguente slittamento dell’interesse dall’oggetto materiale a quello sonoro. Si dimentica degli aspetti meccanici per fissare la sua attenzione al suono stesso; la motricità non ha più il sopravvento sull’ascolto ma è ora quest’ultimo che guida la mano.
Verso i sei anni nasce nel bambino una certa sensibilità per gli effetti formali, egli infatti ascolta con orecchio attento le particolarità interessanti della produzione sonora.
Se è chiaro che fin dai primi giorni di vita il bambino è soggetto attivo che esplora, ascolta, manipola, imita, produce suoni e assimila messaggi, è altrettanto palese che ha bisogno di un adulto che, cosciente del fatto che non è sufficiente il “lasciar fare”, gli dia sempre nuove ed adeguate stimolazioni, creandogli occasione di fare esperienze sonore contribuendo così a “tirare dei fili invisibili” per condurre uno sviluppo apparentemente spontaneo.
Sarà compito dell’intervento educativo propone attività e materiali sonori che rispettino le peculiarità espressive del linguaggio musicale infantile e che promuovano lo sviluppo melodico e vocale insieme a quello ritmico-armonico.
Dal punto di vista melodico vocale è opportuno da una parte aiutare e incrementare il canto spontaneo (presente nel bambino fin da piccolissimo), dall’altra non trascurare però tutto il mondo sonoro indotto dall’ambiente, motivando il bambino a trasformare l’imitazione in appropriazione emotiva.
di Laura Peco
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